Dopo pochi minuti Otello entrò in un bar.
Avvicinatosi al bancone incrociò lo sguardo del barista che lo interrogò, senza proferire parola.
“ Buonasera. – disse con un poco di disagio Otello – Vorrei un caffè e un bicchiere d’acqua non gassata, grazie.”
Fatta l’ordinazione il poliziotto si mise seduto a un tavolinetto libero e cominciò a sfogliare distrattamente un giornale che, passato di mano in mano per tutto il giorno, era ridotto in pessime condizioni.
Dopo qualche attimo Otello alzò gli occhi per guardarsi intorno: una nuvola di fumo avvolgeva tutto.
Alcuni uomini stavano giocando a carte a un tavolo vicino al suo mentre altri, in piedi alle loro spalle, li osservavano commentando le giocate.
Le voci si sovrastavano e coprivano creando un indistinto e continuo brontolio che, a ondate quasi costanti, si alzava e si affievoliva con effetto di risacca.
“Il suo caffè, giovanotto.”
Annunciò il barista.
Pochi attimi più tardi Otello era dall’altro lato della strada, alla cartoleria, e stava scegliendo delle riviste.
Quel posto sembrava quasi un ritrovo: c’erano diverse persone che ingannavano il tempo scherzando e chiacchierando intrattenute da un loquace giornalaio.
A Otello sembrò di essere capitato in una specie di circolo ricreativo.
Un ometto avvolto in un cappotto più grande di lui entrò annunciando:
“Stanno cercando il Cristalli.”
“Per quella ragazza?”
Chiese un altro.
“Si, ero da Franco a tagliarmi i capelli – disse togliendosi il cappello dalla testa e mostrando, come una prova, il lavoro appena finito dal barbiere – e c’era il cognato del brigadiere che raccontava che i carabinieri hanno l’ordine di fermarlo.”
“E già un po’ di tempo che cerca di mettersi nei guai quello scemo – commentò un altro – e questa volta ce l’avrà fatta.”
“Pensare che aveva messo su una bella attività …”
“Aveva messo su una bella fica.”
Esclamò, tra le risate, un giovanotto sdentato.
“Adesso gliela danno l’avventura …”
Otello, piegato sopra uno scaffale, non alzò gli occhi, ma drizzò le orecchie per ascoltare lo scambio di battute.
“Ma chi era quella ragazza?”
“Boh? Una di fuori. Una cliente della pensione, oppure un’altra ganza del Cristalli: magari se la portava nell’albergo della sua donna per scoparla: quello è capace di tutto.”
Otello rabbrividì, ma rimase impassibile.
Un panzone con un giornale sportivo in mano sembrava il più informato di tutti.
“Ma che scopare e scopare, quella ragazza era lì di passaggio, si è fermata alla pensione per caso, a causa del temporale di ieri sera: era una studentessa dell’università, me l’ha detto don Michele, che è andato a dargli la benedizione stamattina. Ha detto che ha pure parlato, al telefono, con i suoi genitori. Una tragedia. Una brava ragazza…”
“Una brava ragazza – ripetè un altro – e allora perché l’hanno fatta fuori?”
“Non si sa – spiegò l’ometto che aveva avviato la discussione – stanno indagando a tappeto. Certo Angelo ne sa più di noi. È più fuori di testa del solito. Stamani ha girato come un matto tutto il tempo sul suo furgone, poi è sparito: nessuno l’ha più visto da diverse ore. Chissà che fine farà.”
Il giornalaio che aveva i gomiti appoggiati sul registratore di cassa e ascoltava con interesse decise che era il momento giusto per intervenire:
“Un omicidio Angelo Cristalli – disse con voce bassa da confessione – l’aveva annunciato solo tre giorni fa”
E guardò l’effetto sul volto deglia altri, con espressione di chi la sa lunga.
“Cosa?”
Fece il pancione.
“Sì – spiegò l’altro – è entrato qui da me, due o tre giorni fa, incazzato come una bestia. Brontolava e smoccolava e ha detto che se quella continuava a mettergli bastoni tra le ruote e non gli pagava subito la sua parte dell’hotel le avrebbe tirato il collo come una gallina.”
“Ah! Allora ha sbagliato gallina.”
Biascicò lo sdentato.
“Quell’altra si sarà messa in mezzo.”
Rincarò il giornalaio.
“Son cose che si dicono per rabbia, ma non si fanno mai …”
Abbozzò un altro.
“Mi sembra che son cose che pure si fanno – sentenziò l’ometto incappottato – Quell’uomo è tutto matto e, se vi ricordate bene, l’anno scorso ha preso a calci e pugni Sandra e quella povera donna è finita all’ospedale.”
“Ma non era caduta?”.
“Si, caduta! Quello l’hanno dichiarato dopo ai carabinieri, per non avere grane. Il fatto è che lui era pieno di cocaina …”
Otello cominciò, di nuovo, a preoccuparsi e sentì un brivido gelato corrergli per la schiena.
Sandra era sola e quell’uomo era ancora in giro. Si avvicinò, agitato, al bancone gettando i soldi delle riviste e si girò bruscamente per uscire. Urtò alla schiena lo sdentato, che si rivoltò con rabbia.
“Stai attento, imbecille.”
Gli gridò mentre Otello si stava allontanado.
“Mi scusi, non l’ho fatto apposta. Scusi, ho fretta.”
Rispose con tono accomodante Otello.
“Scusa un cazzo! Un’altra volta guarda dove vai!”
Otello proseguì senza rispondere e prese a correre verso la sua macchina.
Dentro il negozio lo sdentato rideva con orgoglio.
“Che forza! Guardate come corre! L’ho fatto cacare addosso!”
Fine parte decima – continua –