UN CONTRIBUTO AL CONGRESSO TERRITORIALE 2021 DEL PD DELLA VERSILIA
La riflessione richiesta e avviata dal documento presentato da Alessandro Del Dotto al PD versiliese
che si appresta a celebrare il proprio Congresso Territoriale, oltre che un meditato approfondimento,
merita l’aprirsi tra gli iscritti di un concreto e profondo dibattito che ambisca, in prima istanza, a dare
sviluppo e corpo al Congresso stesso, e quindi a formulare e pianificare le strategie e le politiche del
nostro partito per i prossimi quattro anni.
Da tempo ci raccontiamo che al PD versiliese “non mancano energie, esperienze, competenze ed entusiasmo”,
e che va superata e lasciata alla memoria del passato la fase delle divisioni interne fondata sulle
appartenenze alle varie aree o correnti nazionali. Divisioni che, lo sappiamo bene, sono state dure e
violente per troppi anni.
A mio giudizio, vanno anche superate e lasciate al passato le divisioni, anche queste assai radicate,
fondate sui campanili comunali, così come quelle basate sul peso che le diverse rappresentanze comunali
hanno.
Il PD versiliese deve, a mio parere, intraprendere il sano percorso della valutazione delle tante qualità
e risorse di cui dispone, umane ed intellettuali, a prescindere dal genere, dall’età, dalla collocazione nella
geografia territoriale o nella babele politica nazionale. È questo un passaggio sostanziale per aprire una
nuova stagione di analisi, approfondimento ed elaborazione delle grandi strategie necessarie e
indispensabili al rafforzamento del partito stesso e, soprattutto, al miglioramento del benessere e della
qualità della vita dei cittadini versiliesi.
Il PD della Versilia, credo, ha il principale dovere di farsi protagonista della nascita della Città
Versilia: tema che chi mi conosce sa che sto elaborando da anni, e che consiste non in una banale
quanto improbabile e inutile fusione tra Comuni (almeno tra quelli che hanno più di 15.000 abitanti),
ma nella ben più complessa e utile costruzione di una consapevole percezione della identità versiliese a
partire da temi fondamentali come il lavoro; le nuove economie sostenibili; l’ambiente; il marketing
territoriale; la manifattura; i servizi pubblici scolastici, sociali, sociosanitari, sanitari; le politiche culturali;
i parchi regionali; le economie del mare e le economie del monte.
Non è normale che un partito come il nostro non abbia oggi un proprio pensiero evoluto e chiaro
su un tema quale quello del diritto dei residenti all’accesso al mare, e non guardi oltre l’emergenza della
Bolkestein, che, nel suo impianto, altro non è che una direttiva liberale e liberista che accentuerà ancor
di più un processo già in corso da anni di privatizzazione al rialzo di un bene, come le nostre spiagge,
che non è solo demaniale, ma soprattutto ambientale, paesaggistico e sociale. Non è da un partito come
quello che dovrebbe essere il nostro limitarsi a difendere la tradizione del nostro sistema e i balneari di
oggi: il PD deve garantire l’accesso al mare alle fasce sociali più deboli dei cittadini e delle
cittadine, non limitandosi a fornire servizi sociali, ma affermandone un diritto inalienabile.
Non è allo stesso modo normale che un partito come il nostro non abbia oggi un proprio pensiero
evoluto e chiaro su un tema quale quello delle attività estrattive del marmo. Da quasi venti anni le nostre
amministrazioni dei comuni marmiferi stanno provando a tenere insieme i temi del mantenimento di
un’attività storica e fondamentale per la tenuta del tessuto socioeconomico di quei territori, con il sempre
più stringente tema della tutela del paesaggio, dell’ambiente e del rispetto delle regole. Ma al tempo
stesso una buona parte del partito fuori da Stazzema e Seravezza esprime una forte contrarietà al
mantenimento di queste attività.
In questo modo si è creata e permane una situazione paradossale per la quale i nostri
amministratori tracciano strategie amministrative che non sono mai state fatte proprie dal
partito territoriale.
Ma non solo, per entrambi questi settori c’è un tema sociale profondo del quale solo raramente e
non in maniera sistematica ci siamo fatti carico:
• i diritti sociali dei lavoratori del turismo: settore nel quale lavoro nero,
sottopagato, e contratti di lavoro difformi dalla realtà occupazionale sono sotto gli
occhi di tutti;
• i diritti alla salute e alla vita dei lavoratori del marmo: settore che grazie alla forte
sindacalizzazione dei decenni passati ha ottenuto rapporti contrattuali corretti e con
salari elevati rispetto alla media degli altri settori, ma dove non è ancora del tutto
estirpato il rischio di incidenti gravi e a volte, purtroppo, mortali.
Ovvio, che per brevità, mi sono soffermato solo su alcune delle situazioni più eclatanti o più
facilmente leggibili o che meglio si prestano ad esempio. Ma le questioni di grande portata che abbiamo
lasciato sullo sfondo o che abbiamo affidato allo sforzo isolato e titanico dei nostri amministratori
comunali sono tante, tutte di estrema rilevanza e tutte incidono sul benessere della nostra comunità
versiliese, sui bilanci pubblici e sul destino delle generazioni future.
Quali strategie per il Porto di Viareggio?
Quale il ruolo della Versilia nell’ambito dell’Area vasta della Toscana nord-occidentale?
Come dare corpo e sostanza alla grandezza del patrimonio paesaggistico, ambientale, storico e
architettonico della Versilia?
Come affrontare i disastri causati da sessanta anni di cementificazione e inquinamento?
Quali strategie per un piano di sviluppo socio-economico della nostra terra?
Quali politiche per l’agricoltura e per il rilancio di economie collinari e montane diversificate dal
settore del marmo?
E come dimenticarci di quanto possano dare in termini di crescita e progresso alla Versilia la messa
a sistema di politiche culturali pensate non come una competizione tra comuni e amministratori
confinanti ma come elemento di elevazione complessiva di un territorio e di nuove generazioni di
cittadine e cittadini. Tutto questo sia in termini formativi, sia in termini di senso civico, sia come presa
di coscienza dell’urgenza del riconoscimento dei nuovi diritti civili e sociali.
Mi permetto a questo punto una autocitazione da “Città Versilia”.
“Proviamo, dunque, a pensare per gioco e in modo sommario e certamente incompleto, alla filiera culturale della Versilia
come a una strada che si snoda lungo tutto il nostro territorio da sud a nord e immaginiamo le esperienze artistiche e
culturali di cui potrebbe godere un viaggiatore che si volesse avventurare nel Gran Tour della Versilia. Immaginiamo
questa persona giungere a Massarosa e imbattersi in un luogo capace di offrire, oltre a un’oasi naturalistica, reperti
archeologici di rovine romane del I secolo d.C. e le Pievi di Elici, San Pantaleone, e di Corsanico, San Michele Arcangelo:
luoghi di riflessione religiosa e di grandi iniziative musicali. Avvicinandosi al mare il viaggiatore incontrerà Torre del Lago
e Massaciuccoli che sono i luoghi di Puccini, del Festival, del bel canto e dei pittori del lago: musica, scuola di canto, pittura
del paesaggio e produzione scenografica sono le grandi arti che offrono.
Risalendo la costa, ecco Viareggio: la Città del Carnevale e dell’arte della cartapesta, ma anche la Città del Cinema,
del festival internazionale, di Mario Monicelli, di Stefania Sandrelli, dei grandi film della commedia italiana del novecento:
produzione cinematografica, televisiva e pubblicitaria sono nel dna di questa Città, senza dimenticare le grandi cose che
essa ha dato anche alla pittura, alla letteratura e al teatro. Affascinato dalle lunghe spiagge sabbiose, dalle dune e dalle
pinete il viaggiatore potrà giungere a Lido di Camaiore che, con Bussola Domani è stato il centro della grande musica
contemporanea: qui può essere ricostituito il polo dello spettacolo e della musica nazionale e internazionale. Con una nuova
risalita verso le colline, il nostro ipotetico viaggiatore scoprirà a Camaiore i luoghi della tradizione e delle Feste religiose e
popolari, della storia dei Borbone in Versilia e di quella straordinaria figura femminile che fu Zita di Borbone, ultima
imperatrice d’Austria.
Da Camaiore il passaggio a Sant’Anna di Stazzema è breve e naturale: il Parco della Pace è uno dei luoghi simbolo
dell’Italia libera e democratica e fulcro di ogni ragionamento per un futuro di non violenza e di conciliazione. Tornando a
scendere verso mare il nostro pellegrino culturale potrà visitare Pietrasanta, il polo internazionale della scultura
monumentale del marmo e del bronzo. Qui siamo nel crocevia espositivo delle arti e in uno dei più affascinanti centri storici
della Toscana. Proseguendo ancora di più verso la linea di costa l’offerta culturale si sofferma sul Parco della Versiliana,
il Parco della Poesia e del Teatro.
Ora tenendo il mare sulla sinistra il viandante giungerà rapidamente a Forte dei Marmi che, nel novecento, è stato il
luogo del riposo e delle creatività per narratori e poeti come Mann e Montale e che può tornare ad essere una culla delle
voci poetiche più significative della cultura internazionale.
Infine, giunto a questo punto, l’occhio del nostro instancabile amico non potrà non essere attratto dalla parete dura e
imponente del Monte Altissimo: l’ultima salita lo condurrà, attraverso la pianura olivata di Querceta, luogo prediletto da
tanti pittori del paesaggio e scultori del marmo del novecento, e sulle tracce lasciate da Michelangelo fino al palazzo Mediceo
di Seravezza, oggi Patrimonio Unesco, e sito delle grandi attività espositive della pittura, della fotografia e della scultura.”
Se questi e molti altri ancora sono i contenuti che dovremo trasformare in politiche si capisce che,
volendo essere all’altezza del compito che ci prefiggiamo, dobbiamo mettere in campo tutte le qualità
di cui disponiamo e dobbiamo cercarne fuori dal nostro mondo molte altre ancora e dobbiamo capire
rapidamente che la ricerca del raggiungimento di questi obiettivi richiede una mole di lavoro enorme:
molto superiore a quella che abbiamo messo in campo fino ad oggi.
Per solcare mari non basterà certo un partito che si accende ad intermittenza in occasione delle
tornate elettorali e neanche un partito roso dalle beghe interne, mosso dalle piccole invidie e
condizionato dai dispetti reciproci. Non servirà neanche un partito con la testa rivolta verso il passato.
Servirà invece un partito più forte nei numeri e nelle motivazioni, più ambizioso e voglioso di
costituirsi in comunità e di agire come un intellettuale collettivo.
Servirà anche un partito capace di dare un contributo costruttivo per sanare le fratture e le ferite del
PD di Viareggio.
Per tutto questo sarà determinante anche il modello organizzativo che ci daremo: dovremo riunire
più spesso gli organismi dirigenti e dare continuità al lavoro favorendo l’interazione e l’integrazione di
informazioni e visioni tra i quadri dirigenziali del partito e i nostri rappresentanti nelle sedi istituzionali,
tra gli iscritti e i militanti e l’assemblea, la direzione e la segreteria territoriale.
Dovremo, secondo me, con l’inizio del 2022, dare vita ad una Conferenza di Organizzazione che si
proponga di dare voce congressuale al Partito Democratico versiliese con lo scopo di avviare un Rinascimento
Versiliese che coinvolga e si avvalga di figure fondamentali del mondo della cultura, del lavoro (imprese,
categorie, sindacati), dei servizi sociali e sanitari, dell’arte, dello sport, dei movimenti ambientali, della
scuola, della ricerca e dell’università, delle categorie professionali.
Abbiamo un grande bisogno di confrontarci con il mondo reale, con tutto quello che si muove e vive
fuori dalle nostre stanze e dalle nostre dinamiche.
Abbiamo urgenza di mescolare il nostro pensiero con quello delle cittadine e dei cittadini, delle
giovani generazioni, di esperti, specialisti, studiosi, operatori, ecc.
Il pensiero e l’azione dei riformatori progressisti non ha altra strada per raggiungere gli obiettivi
prefissi se non quello del duro e leale impegno e del duro, costante e faticoso lavoro; non abbiamo
scorciatoie, noi, quelle ce le hanno i demagoghi e i venditori di fumo e noi non dobbiamo essere né
questi né quelli.
Ettore Neri
Seravezza, 19 novembre 2021