I dati della pandemia a ieri 15 gennaio 2020 erano più che mai spaventosi e preoccupanti: due milioni di vittime e quasi 700mila nuovi casi al giorno.
Di fatto il virus si sta evolvendo ancora e in giro per il mondo sono in circolazione i ceppi inglese, sudafricano e brasiliano.
A guardare i dati globali il coronavirus è ancora in piena espansione e dall’inizio della pandemia non ha smesso di crescere, sull’onda di un’evoluzione genetica e di nuove varianti.
A fronte di questi dati scientifici e statistici che sono inoppugnabili ci sono pulsioni dal basso di comprensibile insofferenza rispetto ad un anno di restrizioni delle libertà personali e delle attività economiche e imprenditoriali che sfociano a volte in pericolosi e gravi atti di ribellione e violazioni delle norme in vigore.
Emblematica, da questo punto di vista, oltre a molti altri fatti e tra questi le feste e gli assembramenti volontari di giovani in molte piazze d’Italia, è la protesta dei ristoratori #ioapro che certamente mette una di volta più in luce la sofferenza di una intera categoria economica: problema che sicuramente va preso in alta considerazione dal Governo e che certamente meriterebbe risposte più chiare e più sostanziali.
Al tempo stesso le notizie sulla prima serata di protesta e i video pubblicati sulle principali testate online (si vede ad esempio https://video.corriere.it/milano/ioapro-folle-cena-con-90-clienti-ristorante-milanese-la-pandemia-non-come-ce-raccontano/ecc2770e-5777-11eb-8f51-2cbbf1c2346f) impressionano per la gravità del livello di incoscienza che mostrano. Per il livello di incoscienza, per il rifiuto del rispetto delle regole, per le affermazioni sulla pandemia che non esiste, per il focolaio virale che situazioni come quelle possono costituire e far sviluppare, per il costo sociale ed economico che da queste situazioni possono derivare, perché alcuni di questi sciagurati domani potrebbero occupare posti di terapia intensiva che potrebbero servire ad altre persone che il ricovero non se lo sono andato a cercare.
Tutto questo, insieme al fatto che in questi giorni diversi ristoratori dichiarino pubblicamente a radio e tv che non si preoccupano di prendere multe da quattrocento euro a sera, pone anche un’altra inquietante domanda: a chi sono riconducibili le proprietà di molti ristoranti delle grandi città?
Il sistema democratico, così come lo conosciamo, almeno dal secondo dopoguerra è da tempo entrato in crisi sotto i colpi della globalizzazione e della crisi economica prima; per la rinascita di pulsioni sovraniste, poi, e adesso a causa della pandemia.
Le masse popolari hanno progressivamente perso coscienza del valore della democrazia così come si è affermata nel mondo nord-occidentale.
Per evitare il tracollo, per scongiurare il rischio di derive autoritarie o l’esplosione di conflitti all’interno degli stessi stati nazionali c’è bisogno che il sistema democratico riesca a riformare sé stesso a partire dalla formazione delle generazioni più giovani e lavorando molto sulla ricostruzione di un rapporto di fiducia e rispetto reciproco tra cittadini e istituzioni.
Ettore Neri
Pietrasanta, 16/01/2021