Dobbiamo imporci di restare ad ogni costo almeno cinque anni all’opposizione: stare all’opposizione sarà per noi una grandissima occasione di rigenerazione organizzativa, formativa, programmatica e strategica. Stare all’opposizione con fermezza, serietà e coerenza ci aiuterà a costruire una nuova classe dirigente, a recuperare credibilità e aiuterà le elettrici e gli elettori a recuperare fiducia in noi e forse anche a valutare con occhi meno critici le nostre scelte degli ultimi dieci anni.
Sono certo che cinque anni di opposizione fatti bene, con voglia di fare, andando a recuperare il contatto con la cittadinanza potranno farci molto bene, ma a patto che si sia consapevoli della strada che vogliamo perseguire perché, diciamolo chiaro, sarebbe indispensabile almeno chiarire se il PD è una forza liberaldemocratica o una forza del socialismo europeo e, nel secondo caso, quale livello di radicalità di obiettivi si propone: mi sembra il minimo sindacale per poter andare tra la gente a raccontare cosa siamo e cosa vogliamo.
Uso termini novecenteschi perché di più intuitivi, se qualcuno ne ha di più efficaci e innovativi da suggerirmi sarò ben contento di migliorarmi.
E poi da questa scelta chiara, netta, irrevocabile (fatta anche a costo di perdere pezzi che magari saranno attratti al centro da Calenda e Renzi o a sinistra da Fratoianni o da Conte) provare a rifondare il nostro progetto politico a partire da temi quali l’ambiente, i diritti civili, la pace, la lotta all’evasione fiscale, il contrasto alla corruzione e ai conflitti d’interessi, la lotta contro la criminalità organizzata, ma al tempo stesso dovremo elaborare una nostra visione della realtà e del futuro che ci consenta di costruire un nuovo impianto culturale e strategico di politiche per l’equità, la solidarietà, l’uguaglianza in vista di un nuovo welfare universalistico.
Noi dovremo essere riconoscibili per il nostro impegno a favore dell’espansione dei diritti sociali, della sicurezza e dignità del lavoro, della tutela e sicurezza dell’ambiente e del territorio e per il contrasto alla povertà, al disagio sociale, ai più diffusi dolori familiari nelle svariate forme della non autosufficienza, della disabilità e delle malattie croniche.
E’ giunta l’ora che si metta finalmente mano alla rigenerazione delle periferie, al rafforzamento ed espansione dei servizi pubblici essenziali quali la sanità, la scuola, il trasporto pubblico, i servizi sociali e sociosanitari.
Dovremo diventare il partito che dichiara e che vince la guerra all’indigenza e all’emarginazione.
Le cose più importanti adesso non sono le battaglie parlamentari, ma le battaglie nella società. Con i lavoratori, con i disoccupati, con i lavoratori costretti a contratti capestro, a fianco dei non garantiti, di chi è senza diritti e di chi vede i suoi diritti conquistati con grande fatica ora messi in discussione e in pericolo come l’aborto per le donne.
Sono queste le partite decisive per il futuro della nostra comunità politica. Su questo campo si costruisce una opposizione in grado di parlare al paese e una solida nostra presenza nel territorio.
Nel fare tutto questo sicuramente incontreremo la grossa difficoltà aggiuntiva di condurre una durissima battaglia culturale: perché adesso si rischia seriamente di essere sconfitti anche su questo campo e molte battaglie, in realtà, le abbiamo già perse, basta pensare al tema dell’immigrazione.
Perché la nuova destra reazionaria sulla battaglia culturale concentrerà molte forze e noi dobbiamo ancora inventarci visioni e linguaggi e forme comunicative adeguate a raccontare le nostre ricette per il futuro a soluzione di questa fase storica così confusa e pericolosa.
Penso che presto ci vedremo costretti a difendere con grande difficoltà e, temo, da posizioni di larga minoranza, i diritti Lgbt+, le politiche di accoglienza all’immigrazione, la storia dell’antifascismo, la Repubblica Parlamentare, la concreta agibilità della legge sull’aborto, per citarne alcuni.
La Meloni a capo del governo nazionale cercherà di tapparci la bocca anche sui temi della parità di genere e lo farà magari sostenendo politiche che vanno esattamente nella direzione opposta.
Ci troveremo a dover difendere la validità e legittimità delle scelte radicali verso la transizione ecologica perché contro avremo i temi del caro bollette e dell’urgenza di produrre o approvvigionarsi di energia.
A mio giudizio si dovrà ricercare anche un atteggiamento più laico e magari meno acriticamente atlantista sulle spinose questioni di natura geopolitica perché non sempre gli interessi degli Stati Uniti collimano con quelli dell’Unione Europea. Dovremo essere la forza politica del dialogo internazionale e della diplomazia. Dico questo anche pensando alla orribile prospettiva che a qualcuno venga in mente di provare l’effetto che fa la vera esplosione di un bomba atomica detta “tattica”.
Andranno sperimentate tutte le strade possibili per costruire nel tempo prima una opposizione forte al governo della destra e poi una coalizione credibile e capace di vincere. Come si diceva un grosso bacino di voti esiste se si sommano le forze dichiaratamente progressiste che si oppongono alla nuova maggioranza, un bacino che diventa enorme se si valuta l’astensionismo.
Ci vorranno determinazione e pazienza e molta intelligenza per costruire sul campo l’alternativa alle destre: la sfida non è da poco, ma potrà essere affrontata se alle ambizioni personali e di partito verranno anteposte le idee e lo slancio generoso verso il futuro.
Temo inoltre che presto avremo un primo complicatissimo banco di prova generato dal conflitto sociale che sorgerà dal collasso economico prodotto dalla crisi energetica, dall’aumento dei prezzi e dall’inflazione: qui vedremo se la nostra forza popolare saprà iniziare a mettere in difficoltà le forze populiste di governo.
Dal punto di vista tattico penso che si debba rapidamente e con decisione puntare ad una collaborazione progressivamente sempre più stretta e coordinata con le forze della sinistra e con il M5S per costruire un fronte delle opposizioni progressiste cercando di condividere le direttrici politiche principali, allo stesso tempo, sui temi condivisi, si dovranno avviare collaborazioni anche con le forze moderate centriste.
Sia da un lato che dall’altro non sarà un lavoro semplice, ma alternative credibili e realistiche non le vedo perché non possiamo più raccontarci la favola della vocazione maggioritaria del PD, quindi il campo largo ci vuole per davvero.
E visto che il nuovo campo largo abbiamo davanti cinque anni di tempo per crearlo bello e forte, direi che è il caso di cominciare subito.