È noto che, almeno dal 2002, l’ipotesi di una possibile pandemia era ben nota in ambito scientifico e politico;
era noto che un tale evento avrebbe potuto colpire milioni di persone e far collassare l’economia mondiale. Il
“Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale”, pubblicato nel 2006 dal Ministero
della salute, non è mai stato attivato.
Di fronte alla complicata gestione del Covid-19, oggi, da più parti e a più livelli decisionali, si ritiene
improcrastinabile un radicale cambio di strategia nelle politiche nazionali per la Salute e si attribuiscono
capacità salvifiche alle risorse attese dalRecovery Funde, secondo alcuni, dal MES.
Le risorse economiche sono indispensabili ma andranno utilizzate per riformare l’attuale modello
organizzativo della Sanità delegata alle Regioni cheha prodotto una evidente sperequazione nella qualità
dell’offerta tra le diverse Regioni; contenziosi tra Stato e Regioni; è stato spesso coinvolto in situazioni
di malaffare, clientela, nepotismo; spesso non ha garantito l’avanzamento delle carriere per qualità.
Ritardi e difficoltà si riscontrano anche nell’attuazione di modelli funzionali di prossimità assistenziale, di
medicina d’iniziativa e di integrazione dei servizi sanitari con i servizi sociosanitari e sociali.
La Sanità pubblica e i servizi sociosanitari territoriali, negli ultimi anni, sono stati troppo penalizzati dalla
“ideologia” della lotta ai “costi della politica” che ha fatto confondere i privilegi delle varie caste con la “sana
spesa pubblica” cioè, a ben guardare, con gli “investimenti in servizi pubblici indifferibili”.
La follia demagogica che si è scagliata ciecamente contro tutti i costi della spesa pubblica, ha colpito nel mucchio e
ha dato un nefasto contributo a chi voleva colpire tutti i servizi pubblici essenziali.
Ciò che ora è indispensabile è un radicale cambio di paradigma: questo Paese se vuole guardare al futuro con
ottimismo deve investire “presto e bene” nei servizi pubblici essenziali: sanità, sociale, trasporti, infrastrutture,
sicurezza del territorio e tutela ambientale.
La Sanità pubblica è fatta di scelte strategiche, organizzative e gestionali; la Salute di una comunità è fatta di
scelte personali e collettive: entrambe, messe in atto, migliorano o peggiorano gli standard di vita dei cittadini.
La Pandemia ci ha presentato il conto, la speranza è che ci abbia aperto gli occhi: la demagogia, l’incapacità e
il malaffare ci affossano; la qualità, la deontologia e le azioni rivolte al bene comune sono l’unica possibile
salvezza.
Ettore Neri
Il Tirreno, 23 novembre 2020