La mossa del cavallo preannunciata dal nostro Segretario nazionale, Nicola Zingaretti, durante una intervista/dialogo con Massimo Giannini: “Vecchio PD addio ecco la svolta”, non riesce a convincermi per una serie di motivi che provo ad elencare.
1. La frase pesante “Sciolgo il Pd e lancio il nuovo Partito…” battuta con forza sul tavolo come un poker di assi viene prima di ogni approfondimento, di ogni elaborazione politica profonda e collettiva, totalmente decontestualizzata dal dibattito attuale ed ugente che, a mio avviso, dovrebbe riguardare il “cosa stiamo a fare al Governo del Paese e quali obiettivi realistici sappiamo di poter raggiungere.”
2. Nicola Zingaretti non si è presentato e non è stato votato all’ultimo Congresso nazionale del Pd per essere l’uomo solo al comando, semmai per fare esattamente il contrario: chiudere una stagione, molto dolorosa per il nostro Partito, nella quale un uomo forte e solo al comando ha prima illuso, poi fallito e infine se ne è andato. Zingaretti non ha neanche le caratteristiche personali per trasformarsi in corsa in un uomo solo al comando.
3. La politica e i partiti hanno certamente bisogno di leader nei quali gli iscritti, i militanti, i sostenitori possano riconoscersi e personalizzare gli indirizzi politici e i valori. Questa cosa è evidente tanto a destra che a sinistra che al centro. Quando questo dato di fatto viene negato, ciò avviene per ipocrisia e contro ogni logica ed evidenza storica. Per restare ai settanticinque anni della nostra storia democratica nazionale cosa sarebbero stati, altrimenti, De Gasperi, Togliatti, Almirante, Nenni, Craxi, Berlinguer, Moro, Spadolini, Berlusconi, D’Alema, Prodi e cadendo, cadendo Renzi, Salvini…
4. A mio giudizio i leader hanno bisogno, in politiche e partiti che vogliano realmente incidere positivamente sul destino delle future generazioni, di altri leader, di tante fulgide teste indipendenti e pensanti che li affianchino nella loro azione di guida delle forze politiche e delle scelte di governo.
5. C’è bisogno, in altri termini, di nuove classi dirigenti politiche formate ed evolute.
6. Se quanto premesso è vero, le scelte affrettate ed estemporanee possono facilmente rivelarsi dannose o quanto meno inefficaci, di facciata, propagandistiche.
7. Niente di buono e duraturo si può costruire senza impegno, studio, applicazione, dedizione, fatica e pure, a volte, sofferenza.
8. Nei momenti di crisi, di svolta, di necessario ripensamento troppo spesso in passato il centro sinistra italiano ha pensato che fosse utile cambiare pelle, vestito, nome. E quasi sempre queste operazioni si sono risolte con cambiamenti superficiali e riposizionamento e/o sostituzione di ceto politico. Ricordo che quando nel 1959 la socialdemocrazia tedesca tecise di abbandonare l’ideologia marxista come base dei propri indirizzi politici lo fece elaborando una nuova, complessa articolata strategia di valori e di indirizzi: il Programma di Bad Godesberg. Ciò avvenne al termine di un Congresso e di un complesso percorso di rielaborazione strategica, culturale e politica che coinvolse una intera classe dirigente nazionale; non avvenne, insomma, con una intervista giornalistica.
9. In democrazia, in tanti periodi della storia recente delle democrazie occidentali, i movimenti spontanei popolari: femminili, giovanili, di classe, pacifisti e comunque riferiti a rivendicazioni fondamentali per i diritti civili e sociali hanno segnato momenti di svolta, di passaggio epocali ed hanno costretto le forze poltiche e i governi a fare i conti con novità anche straordinarie. Da questo punto di vista andrebbe riesaminato tutto il dibattito politico tra partiti della sinistra e movimento studentesco del ’68 per comprendere come, in modo alto, non si andò verso un percorso di compravendita, ma piuttosto si ebbe la forza e il coraggio di affrontare, almeno per un decennio e spesso con radicali diversità di vedute, un dibattito politico culturale di grande spessore e qualità.
10. Da questo punto di vista Le Sardine non sono una novità, ma un fenomeno che indica, per noi positivamente, l’esistenza di una Italia che non si accoda alla politca urlata e becera.
11. Le Sardine non devono essere inglobate, lusingate, attratte o cooptate dalle forze politiche progressiste italiane, semmai devono essere interpretate, comprese e i loro contenuti devono essere concretamente e onestamente discussi, valutati, controbattuti e, comunque, trasformati in azioni e obiettivi politici delle forze di progresso italiane.
12. Il Pd deve fare i conti con la propria forma partito, con i metodi e i meccanismi di democrazia interna e con i propri processi di formazione e selezione della classe dirigente.
13. Il Pd deve fare i conti con i propri modelli, metodi e azioni di confronto con la realtà: con i ceti sociali, con le forze sociali, con i corpi intermedi, con il disagio, con i quartieri, con le periferie, con i borghi isolati, con le paure e le sofferenze delle famiglie, delle piccole imprese, delle partite iva, con chi cerca lavoro, prima occupazione, con i servizi essenziali sanitari e sociosanitari, con i modelli futuri di sviluppo e progresso, sulle politiche industriali, ecc. ecc.
14. Imbarcarci in un dibattito molto autorefenreziale su partito nuovo, partito vecchio, su nome nuovo, su regolamenti interni nuovi, su partito solido o liquido, su vocazione maggioritaria o no a mio avvso sarebbe una follia.
15. Spero che a partire dal Seminario del Monastero di San Marco Pastore a Contigliano si possa dare concretezza e slancio ad una rinnovata e rafforzata azione politica e alla strategia del nostro partito, ritrovando la capacità di muovere emozioni positive e al tempo stesso di raggiungere risultati reali, pratici, facilmente percepibili e verificabili.
16. Al di là delle apparenze la speranza è che questa volta si faccia veramente un Congresso sulle idee e che si abbandoni l’epoca dei plebisciti su capi di cartapesta.
Ettore Neri
Seravezza, 12 gennaio 2020