Il mio 25 aprile è in primo luogo una memoria giovanile, forse infantile, di festa e felicità. Nato nel 1961 ho avuto l’antica fortuna di respirare l’aria insieme a quelle persone che la ditturatura fascista e l’oppressione cattiva, feroce, atroce e spaventosa le avevano vissute direttamente e che le avevano stampate nell’anima e negli occhi.
Quel terrore lo si leggeva loro negli occhi come nei loro occhi si assaporava la felicità e la leggerezza di essere finalmente fuori da quell’epoca mostruosa.
La mia memoria risale alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, del “Secolo breve”, del secolo che ha fatto correre il rischio all’umanità intera della perdita definitiva della libertà, della democrazia, dell’umanesimo, della stessa vita umana sulla terra.
In quegli anni, negli anni sessanta e settanta, non erano rose e fiori: si cresceva in un clima di forte tensione politica, di scontri spesso violenti, di attentati, di tentativi golpisti, di stragi fasciste e “di stato”, di terrorismo rosso.
Ma in quegli stessi anni nessuno, nessuna persona comune dotata di senno ordinario, che avesse studiato o che non avesse potuto farlo, che svolgesse lavoro prestigioso o umile lavoro si azzardava a pensare e tanto meno a dire che la lotta di liberazione, la Resistenza, la liberazione avvenuta per mano degli eserciti Alleati, la liberazione del nostro Paese i cui folli dittatori si erano schierati dalla parte sbagliata, non andavano celebrate e festeggiate.
Oh, sicuro! ci voleva un minimo di saggezza per capire e affermare che la nostra democrazia, la nostra libertà, la nostra grande Costituzione nazionale non avevano e non dovevano avere e appartenere ad una sola bandiera ad una sola fazione politica.
Ma nelle masse era diffusa la coscienza spontanea nei confronti del 25 aprile di una giornata di tutti, di una festa per tutti.
Tutte le persone comuni dotate di senno ordinario sapevano bene, allora, cosa significava la definizione “Partiti dell’arco Costituzionale” e riconoscevano in quella definizione l’appartenenza cosciente della quasi totalità del popolo italiano alla nostra Repubblica nata dalla liberazione e dalle libere votazioni del Referendum del 1946.
Le prime votazioni avvenute in Italia dopo la dittatura fascista e con suffragio universale.
In quegli anni e per tanti decenni ancora la nostra Repubblica e la nostra Costituzione, nate dal 25 Aprile del 1945, giorno nel quale lo schifo nazifascista venne finalmente spazzato via dall’Italia erano patrimonio condiviso dalle masse popolari, hanno continuato ad affermare garantire i diritti sociali e civili di tutti noi, la nostra libertà di pensiero e di espressione, la nostra libertà di svolgere liberamente attività sociali, politiche, di lavoro e di impresa erano degli italiani.
Da allora tanto tempo è passato, rispetto ad allora abbiamo spesso migliori servizi e decisamente tecnologie molto più avanzate, forse abbiamo perduto qualcosa in termini di valori umani, ma la nostra Repubblica e la nostra Costituzione hanno ancora il grande pregio di garantire diritti e libertà anche a crescenti masse di imbecilli e ignoranti che niente sanno, che niente hanno studiato, che niente hanno capito e che si permettono, grazie alla loro totale e incompetente idiozia, di attaccare e provare a ledere il simbolo più importante della nostra convivenza civile e democratica.
Sono passati decenni da quegli anni sessenta e settanta e quasi tutti i testimoni dell’epoca assassina del nazifascismo non ci sono più.
Per chi come me ha avuto la fortuna e l’orgoglio di vedere i loro occhi dove si leggeva la paura del passato e la felicità del presente liberato, resta l’orgoglio della testimonianza e il dovere della lotta, della trasmissione dei valori della lotta di liberazione dal nazifascismo e della loro riaffermazione ad ogni costo, con ogni mezzo, con tutte le energie possibili.
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