La Biennale di Venezia, fiore all occhiello dell’estate culturale lagunare, condivide almeno in parte la scelta di Pietrasanta per il calendario artistico stagionale.
Una scelta cultural-nautica.
Mentre nella storica piazza di Pietrasanta fa bella mostra di se ai visitatori lo yacht super lusso, a Venezia all’Arsenale, alle frotte di spettatori della biennale. viene esposto un altro natante dalla fama molto più infausta.
L’artista svizzero Christoph Buchel in collaborazione con l’assessore regionale siciliano ai Beni Culturali e con il comitato “ 18 aprile 2015”, espone il relitto con lo scafo squarciato del barcone che nel 2015 colò a picco con oltre 800 immigranti a 190 km da Lampedusa. Monumento silenzioso e impietoso , che richiama le responsabilità civili di tutti, politici e cittadini e fa riflettere su un problema che è divenuto ostaggio dell’agone politico.
Denominato “Barca Nostra” (con evidente richiamo polemico all’operazione “Mare Nostrum”) il relitto si staglia sulla laguna a ricordarci – assieme ai racconti raccapriccianti dei 28 sopravvissuti – le nostre responsabilità e soprattutto l’urgenza da parte della politica nella creazione di strategie efficaci e realistiche per gestire il grave problema dell’immigrazione e far terminare le morti in mare di centinaia di persone inermi che fuggono dalla miseria e dalle guerre.
Insomma, Venezia e Pietrasanta condividono l’impostazione “Navale” della cultura, ma non sembra che ne condividano le finalità.