La discussione che si è aperta dopo l’imbarazzante cerimonia per il 75° anniversario della liberazione di Pietrasanta ha, a ben guardare, connotazioni culturali prima ancora che politiche.
L’orazione ufficiale scritta da Lorenzo Alessandrini e letta e commentata da Giuseppe Vezzoni, più che il farfugliato intervento prolusivo del Sindaco, ha evidenziato quanto l’approccio ad un tema così decisivo per la presa di coscienza dei pilastri fondativi della nostra Costituzione Repubblicana e della storia democratica italiana possa essere ancora, a distanza di tanti anni, purtroppo, superficiale e vacuo.
Ciò che siamo stati costretti ad ascoltare sabato 21 settembre in Piazza Statuto a Pietrasanta, raccontato è estrema sintesi, è il racconto banalizzato e reso neutro (neanche neutrale) della storia italiana della metà del XX secolo.
Secondo quanto è stato detto nell’orazione ufficiale l’Italia del 1943/45 sarebbe stata (si direbbe similmente all’Italia divisa del XVII secolo) un campo di battaglia dove si mietevano vittime causate da una non meglio definita “guerra civile” e da una non precisata guerra combattuta tra eserciti stranieri sul nostro territorio nazionale: i nazifascisti hanno commesso le stragi orrende di civili; i partigiani hanno commesso omicidi di rappresaglia su civili inermi e colpevoli “soltanto” di essere ex fascisti; gli Alleati hanno fatto stragi di civili con i loro bombardamenti su obiettivi civili.
Tutti cattivi, nessun cattivo.
E gli italiani e più specificatamente i pietrasantini hanno versato un enorme tributo di sangue alla crudeltà della guerra.
Non una parola sull’Italia dominata dal regime fascista che nel 1940 aveva dichiarato guerra alla Francia (già sconfitta) e si era alleata con i nazisti tedeschi.
Non una parola sulla criminale Repubblica di Salò.
Non una parola su quella generazione di giovani che sacrificò se stessa per impugnare la bandiera della libertà, del riscatto, della resistenza all’oppressione nazifascista.
Insomma, rubando una fertile immagine alla prefazione della “Fenomenologia dello spirito” di Friedrich Hegel, si potrebbe dire che a Pietrasanta quando si parla degli anni che vanno dal 1922 al 1945 si piomba in una notte nella quale tutte le vacche sono nere o, per meglio dire, in una notte nella quale tutte le vacche vengono fatte apparire nere.
Terrificante e grottesca la successiva uscita a mezzo stampa del Sindaco Giovannetti quando, pensando di giustificarsi, ed evidentemente essendo totalmente all’oscuro anche delle più elementari vicende della storia contemporanea, ha dichiarato che se gli esponenti l’Anpi avessero voluto ascoltare “Bella Ciao”, erano “capitati nel posto sbagliato” e ha concluso con una perla statististica “per quanto mi riguarda la Liberazione al 98% si deve agli alleati e al 2% ai partigiani.”
Ci è già andata bene che non sia stato attribuito un benevolo 1% della nostra liberazione ai fascisti buoni, ma questo magari sarà compito della prossima gita a Predappio.
Non si tratta alla fine di revisionismo storico, fenomeno già troppo elevato per questi lidi, ma di ignoranza pura spolverata di perbenismo peloso: tutti le guerre sono brutte, tutti quelli che vanno in guerra sono brutti e cattivi: nessuna analisi, nessun approfondimento, nessuna proprità o valutazione di merito.
La piatta banalità che cerca di stare bene a tutti e che niente vuol dire di profondo per non urtare alcuna sensibilità che, non sia mai detto, essere chiari e trasparenti potrebbe alienarci tre voti!
Alla fine della cerimonia un malcapitato alieno non sarebbe mai stato in grado di capire da cosa ci eravamo liberati 75 anni fa: dai nazisti, dagli americani che ci bombardavano, dai fascisti, dai pertigiani? Boh!
E soprattutto chi e perché aveva scatenato tutto questo casino?
Hitler, Mussolini, Roosevelt, Churchil, Stalin?
Boh, chi erano questi?
Nella storia “secondo Giovannetti” non ci sono risposte a queste domande, anzi le domande non è proprio il caso di farle, ché le risposte sono sempre troppo complicate!
Ettore Neri
24 settembre 2019