Il potere autoritario, per affermarsi, ha sempre avuto necessità di appoggiarsi (oltre che sulla forza, l’oppressione e la violenza) sulla connivenza e sul consenso di larghi strati di popolazione.
Il potere autoritario, in effetti e a ben guardare, soprattutto nelle sue più terribili manifestazione del Novecento ha avuto ovunque, dopo la sua affermazione, al suo fianco grandi ed estese masse popolari fanatiche e veneranti.
Questa affiliazione delle masse è sempre avvenuta a partire dalla fasi precedenti alla concreta “presa del potere” ed ha sempre fatto leva sulle caratteristiche più basse della natura umana e sovente principalmente ha fatto presa sugli strati di popolazione più disagiata e meno istruita.
Gli elementi attraverso i quali i partiti e, in generale, le forze dogmatiche e antidemocratiche sono riusciti ad agganciare e ad estendere il loro consenso sono quasi sempre gli stessi e quasi sempre banali: obiettivi semplici e spesso aggressivi, individuazione dei nemici da sgominare attraverso categorie e stereotipi (spesso di stampo discriminatorio per razza, sesso, scelte sessuali, religione, ecc.), azioni e dimostrazioni violente e repressive, accentuazione delle paure e degli odii, sobillazione di menti fragili, creazione di gruppi coesi (perché i codardi sono i migliori per la trasformazione in branco), esasperazione dei toni, propaganda atta a creare fanatismo di massa e, ultimo ma non infimo, individuazione di idolae hai quali dedicare vessilli, bandiere e obiettivi da raggiungere: la Patria, la Famiglia, la Cristianità, la terra natia, la moneta nazionale, la bandiera (anche se qualche anno prima ti ci pulivi il culo).
Ovviamente queste masse di fanatici devono avere menti abbastanza deboli da avere poca memoria, accettare l’incoerenza dei capi, essre pronti alla violenza come mezzo di lotta politica, essere abbastanza fragili psicologicamente da farsi strumento esse stessi della lotta e della violenza (verbale o fisica che sia).
Adesso, nel XXI secolo, questa fase di preparazione all’avvento di un prossimo potere autoritario sembra essersi trasferita, dalle campagne e dalle fabbriche del Novecento, a quella melma di oscuri e devastati sentimenti che bollono nei social media e che, anche dalle nostre parti, emergono con sempre minor pudore in gruppi apparentemente innocui e goliardici come Pietrasantini Docche che, pur dichiarando l’assoluta volontà di tenersi distanti dalla politica, ha i due amministratori che non nascondono affatto le loro simpatie sovraniste, la loro avversione alle politiche di accoglienza, il loro sessismo e il rifiuto di ogni tipo di empatia con chi manifesti idee, credo religioso, interessi sessuali differenti da quelli che loro reputano quelli giusti.
Nel caso specifico il post pubblicato recentemente da Stefano Navari su Silvia Romano e che ha suscitato tanto scalpore e acceso un durissimo dibattito, ci appare in tutta evidenza come la manifestazione di un grave disagio culturale psicologico dell’estensore, probabilmente condizionato dalla massificazione dei sentimenti di paura e odio nei confronti di tutti e tutto ciò che esce dagli schemi codificati: un trabocco di rabbia che cerca condivisione e sostegno nel branco assetato di soggetti da sacrificare alla religione demoniaca dell’odio.
Di fronte a tutto questo le coscienze civili, civiche, democratiche non possono più tacere, non possono più sminuire la gravità e l’estensione dei fatti, non possono più sottovalutare la pericolosità del rischio.
Poco importa se questi soggetti evidentemente disagiati, sui loro profili, manifestano ancora tracce di umanità e sensibilità magari versando una lacrima per un’ochetta affamata o solidarietà per un bianco italiano che si è rotto un’unghia: quello che conta è che questi soggetti sono comunque vettori e diffusori del virus dell’odio, dell’antidemocrazia, della violenza che è sempre più pronta a passare da verbale a fisica.
C’è dunque bisogno di resistere all’espansione del virus, bisogna vigilare, contrastare, combattere e respingere; dobbiamo farlo con le nostre armi (così difficili da usare) della cultura democratica, della civiltà, dell’umanesimo, del liberalismo, del rispetto delle diversità culturali, delle contaminazioni tra culutre differenti, delle dottrine cristianosociali e di quelle progressiste socialiste e democratiche.
Sul tema specifico e decisivo delle contaminazioni tra culture differenti che è stato uno dei semi più importanti e fertili della storia culturale, civile e sociale del mondo occidentale fin dai tempi della Repubblica e dell’Impero Romano, magari, torneremo più avanti e con una narrazione più approfondita (ma semplice), per il momento ci preme tenere il punto su un dato essenzialmente: da oggi vigileremo, segnaleremo e combatteremo sui social media e nella società reale ogni deragliamento dal pensiero civile e democratico, ogni violenza verbale, ogni attacco alle diversità, ogni prevaricazione delle libertà personali e della dignità umana.
Lo faremo anche nei confronti di gruppi pubblici come “Pietrasantini Docche” che pur spacciandosi da gruppo “senza politica” cade troppo spesso nei baratri ideologici della peggiore destra reazionaria.
Coordinamento Progetto Pietrasanta 2023
Pietrasanta, 13 maggio 2020