Il tema della transizione ecologica, in questi mesi che preludono auspicabilmente alla fine della pandemia e alla ripresa e resilienza, emerge con limpidezza dalle analisi e dalle progettualità che l’Unione Europea indica attraverso il grande sforzo fatto in termini di investimenti e indebitamenti per dare un futuro migliore al Pianeta Terra e alle popolazioni e alle specie animali e vegetali che lo popolano.
In sostanza l’Europa chiede ai Paesi dell’Unione di attivare tutte quelle politiche territoriali, ambientali ed energetiche che siano in grado di realizzare un utilizzo virtuoso delle energie rinnovabili attraverso la produzione di energia pulita, rinnovabili e a basso impatto ambientale: la priorità è quella di abbandonare il consumo di combustibili di origine fossile(petrolio e derivati) per attingere a fonti di produzione di energia sostenibile e rinnovabile azzerando le emissioni di CO2.
Bisogna cambiare rotta per non rischiare che l’attività umana odierna porti ben presto il pianeta verso una deriva irreversibile e ciò sarà possibile soltanto affrontando un radicale processo di trasformazione che modifichi profondamente il nostro modello di sviluppo adeguandolo ai principi dell’economia circolare.
Sono cinque i fondamentali punti della transizione ecologica individuati dal neonato Ministero per la Transizione Ecologica per accompagnare l’Italia verso la rivoluzione gentile di una nuova e sana economia circolare, con notevoli vantaggi sia sulla salute dell’ambiente che su quella di chi lo abita: Transizione energetica basata sulle rinnovabili; Agricoltura ed economia circolare; Mobilità a zero emissioni; Stop alle trivelle; Tutela della biodiversità.
I Comuni italiani saranno necessariamente in prima fila su tutti questi obiettivi, ma principalmente potranno destinare le loro energie al settore dei trasporti puntando alla mobilità sostenibile ed eliminando progressivamente il traffico a motore dai centri abitati.
La nuova frontiera sarà sicuramente quella della destinazione priorità ai pedoni e alle biciclette delle principali viabilità urbane, dell’attuazione di progetti come il “Bike to School” e dell’implementazione dell’uso di mezzi con motori elettrici.
Anche da queste brevi e semplici note, chi vuole approfondire, può cogliere i gravi limiti e l’arretratezza delle proposte amministrative messe in campo dall’Amministrazione Comunale di Pietrasanta che continua a pensare in modo arretrato, senza analisi e senza approfondimento e conoscenze e, per questo, butta via soldi in asfalti, parcheggi per auto e piazzoni senza progettare nuovi assi di spostamento per mobilità sostenibile e che il futuro in tutti i centri abitati dovrà essere in tempi rapidissimi pensato senza auto e senza motori.
Se la comunità di Pietrasanta non riuscirà presto a riflettere su queste dinamiche e a capire che il futuro non sta dalla parte di Giovannetti rischi di subire un arretramento di decenni rispetto al resto della Versilia.